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Chi è Benoit Charlemagne?

Un sacerdote cappuccino, francese, che ha vissuto diverse vite: con i lebbrosi di Madre Teresa, con i diseredati delle bidonvilles di Saint-Denis, con i barboni di Chicago, con gli indigeni Maya (Guatemala).

Ritiene che la ricerca di Dio è un’avventura. Questo Dio, così difficile da trovare dietro le mura di un convento o le strutture ecclesiali, gli fa intraprendere degli itinerari imprevedibili e inimmaginabili.

Seguace di S. Francesco è divorato da una passione: cosa si cela dietro la maschera del povero, dell’alcolizzato, del girovago? Percorre le strade del mondo, s’accompagna ai mendicanti, si fa auto-carcerato (Cochabamba), frequenta le agenzie di collocamento, insegue qualcosa che, via via, diventa certezza: il cammino di Dio non può che passare attraverso l’incontro con i poveri. S’avvede, così, che solo gli abbandonati da tutti, avendo perso tutto, sentono, più di chiunque altro, il bisogno del “Tutto”.

Cercatore di Dio, vive per inseguirlo e s’accorge di esserne inseguito per vie misteriose e sconosciute ai saggi ed ai sapienti. Perché è un Dio agli antipodi di quello che i mortali adorano come un idolo, un Dio che apre all’uomo il terribile e meraviglioso cammino della libertà.

Racconta – attraverso libri/testimonianza – come un uomo si può trasformare a contatto dei suoi fratelli più miserabili. E vedere come ogni persona, che si incontra sulle vie de mondo, è un invito, prima di tutto, ad amare e ad essere amato.

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