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Restiamo umani: indignamoci.
Nel momento della perdita di Stéphane Hessel la sua voce di combattente è ancora più viva.Ci ricorda che restare umani è non perdere mai l'indignazione di fronte a qualsiasi sopraffazione o atrocità comesse dagli uomini sui propri simili. La sua vita è stata spesa in favore dei diritti umani fin dalla loro stesura. L'immagine è tratta dal film "Stay Human" una raccolta di testimonianze e letture ideata da Vittorio Arrigoni a cui partecipò fra gli altri testimoni lo stesso Stephan Hessel. |
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Le ossa dei bambini urlano.
E' disponibile anche in internet un rapporto che è il frutto di un’indagine indipendente, durata sei anni, sulla storia nascosta del genocidio perpetrato ai danni delle popolazioni indigene del Canada; riassume le testimonianze, i documenti ed altri riscontri a riprova che il governo, la chiesa anglicana e cattolica insieme alle corporazioni canadesi sono colpevoli di genocidio intenzionale, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio, che il Canada ratificò nel 1952 e alla quale è vincolata dal diritto internazionale. Secondo alcune testimonianze 50.000 vittime svanirono, così come i loro cadaveri -“come se non fossero mai esistiti”. Ma esistevano eccome. Erano bambini innocenti, uccisi da percosse e torture e dopo essere stati deliberatamente esposti a tubercolosi e ad altre malattie da dipendenti salariati delle chiese e del governo, in base ad un progetto generale di “Soluzione Finale” concepito dal Dipartimento Affari Indiani e dalle chiese cattolica e protestante. Con tale approvazione ufficiale del massacro, emanata da Ottawa, le chiese responsabili dell’annientamento dei nativi in loco si sentirono incoraggiate e protette a sufficienza da dichiarare per tutto il 20mo secolo una guerra totale alle popolazioni indigene non cristiane. Le vittime di tale guerra non furono soltanto i 50.000 bambini morti delle scuole residenziali, ma anche i sopravvissuti, la cui attuale condizione sociale è stata descritta dai gruppi per i diritti umani delle Nazioni Unite come quella di “una popolazione colonizzata appena al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società del terzo mondo”. (12 novembre 1999) (vedi: L'Olocausto dei Nativi Canadesi) Sarebbe immininente la richiesta di arresto per il Papa dimissionario Benedetto XVI.
Secondo il sito ITCCS.ORG il Papa cercherebbe l'appoggio dello stato italiano per la sua immunità presso il Presidente Giorgio Napoletano.
Come redazione del sito consapoveli dell'estrema gravità delle accuse vorremmo sia fatta piena luce su queste vicende nell'interesse delle vittime, delle persone coinvolte e per la credibilità delle istituzioni che rappresentano.
La redazione.
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Dalla metropoli al villaggio: due universi…
Ibicuitaba, 17.2.2012 L’alba porta la prima pioggia. Non una pioggia qualunque, ma la prima dell’anno, sospirata, invocata, agognata come un regalo del Cielo. Dovevi vedere il signor Assis, ieri sera, gli occhi incollati al cielo, un abbozzo di sorriso compiaciuto, scommettere con il vicino (o con se stesso?): “Stanotte piove!”. Ed io, ingenuo!, a insinuare il dubbio: “Ma ne sei sicuro? Quali i segnali? Come si riconosce?”. E lui a guadarmi come un miscredente. O un ignorante? “Si vede da laggiù. Non vedi il cielo come è carico? Non vedi quelle nuvole scure e dense?”. Devi sapere che questo è lo stato del Brasile più malato di siccità cronica. Ci sono degli anni che, per la pioggia insufficiente non si raccoglie niente nei campi. Allora si tira la cinghia, si svende il bestiame (300.000 capi quest’anno), aumentano i prezzi. Questo è lo stato per il quale i politici hanno inventato “l’industria della siccità”. Cioè: progetti faraonici, dirottamenti di fiumi, dighe, pozzi, una cisterna per famiglia, ecc. Invece della pioggia corrono soldi a fiumi. Senza mai portare la soluzione alla radice del problema: disboscamento, alterazione del clima, devastazione, ecc.
Intanto, adesso, la pioggia cade ad intervalli. E’ già il quinto scroscio. Una musica che scende dal Cielo, suonata da dita invisibili. C’è qualche Mozart, qualche Rossini nascosto tra le nuvole? Adesso è un allegretto, poco fa era andante mosso, poi era leggera come la pastorale di Beethoven. A tratti robusta come la cavalleria rusticana, quasi violenta. La musica del Cielo! Nell’oscurità mi pare di vedere il volto sorridente, gli occhi lucidi del sr. Assis e anche le bestie del sr. Evandro, un allevatore, che, ieri, ho visto disperato, deciso a vendere l’unica cosa che ha: una decina tra vitelli, pecore e capre. Ero andato con Assis per comprare una capretta. E Lui che offriva, insisteva, forzava. E Assis che tirava sul prezzo. Un tiro alla fune tra due cocciuti, uno per vendere, l’altro per comprare. Ho tagliato la testa al toro, mettendomi a metà strada tra i 70 e i 60 reali: “Vada per 65!”. E così la capretta è qui fuori, che si gode la pioggia anche lei. Domani nascerà l’erbetta tenera. Assis, lusingato dalla pioggia, ha deciso di comprare anche l’altra capra pregna e la “doida” (pazzerella) che scornava e saltava senza posa. L’inverno promette bene. Piove ancora, quasi ininterrottamente. Una pioggerellina soave come mani di fata. Glielo avevo detto: “Assis: sei fortunato!”. “Perché?”. “Perché c’è un colibri che sta covando sulla soglia della tua casa”. E’ vero. L’abbiamo osservato parecchio. Straordinario! Un batuffolo di uno/due centimetri di penne va e viene su due ovetti grandi come una perla. L’ho osservato a lungo tra le esclamazioni di Luiza e lo stupore di Gianmarco. Come fa a librarsi nell’aria, vincendo la forza di gravità? Quanti battiti d’ala al secondo? Deve essere il passaggio tra l’animale a terra ed il volatile. Gianmarco sorrideva tra un abbaiar di cane e il belare della capretta, che ha accarezzato a lungo. I galli si fanno sentire dall’alba al tramonto. Siamo passati dalla metropoli di Fortaleza ad un villaggio di 500 abitanti, tanti cani, gatti e rospini che in questo momento cercano l’asciutto dentro casa. Da un universo all’altro. Là si corre, qui si va al rallentatore. Ci pensa il sr. Assis a riempire le serate con le sue storie incantate di serpenti da 27 metri (intendeva palmi?), il racconto edificante del ricco che sfida l’esistenza di Dio e viene punito dal Cielo con la peste dei suoi campi, lo scrigno in fondo al mare (che lui ha visto con i suoi occhi!) pieno d’oro che nessuna catena riesce a portare a riva, ecc. ecc. Il tuto frutto di una sapienza popolare quasi estinta. Un mondo di folletti e fantasmi, saggezza e dicerie, credenze per stupire ed educare. La pioggia tace. L’odore della terra inzuppata si spande come un abbraccio che avvolge ogni cosa. La Vita vive. Respira con i polmoni del cielo. Ansima con le onde dell’oceano a due passi. Il colibrì scalda i nascituri. Domani sarà abbondanza di cibo per tutti. |
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José Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay: “Non sono povero…”
L'Uruguay, piccolo Paese “periferico”, raramente i media internazionali ne parlano. È successo l'estate scorsa quando il presidente, José “Pepe” Mujica, ha deciso di tenersi 800 dei 10mila euro che gli spettano, devolvendo il resto ai bisognosi. Dichiara: “Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno! Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero.
I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.Vedere un capo dello stato vivere in campagna dove viveva prima di essere eletto e spostarsi con un Maggiolino del 1970 non è cosa di tutti i giorni. La sua popolarità è del 50%. Le classi medio basse tendono ad identificarsi con la sua personalità; quelle medio alte e conservatrici lo criticano per il fatto di vivere in un mondo a se stante e aver proposto l’aborto e la legalizzazione della cannabis, nonostante rispettino il suo stile di vita. L'ex guerrigliero tupamaro Pepe Mujica (13 anni trascorsi nelle carceri del regime militare del '73-'85 in condizioni infra-umane), italiano per parte di madre, non è solo, come il brasiliano Lula o il boliviano Evo Morales un uomo che diventa presidente uscendo da un contesto di umili origini, ma è anche un uomo con una vita straordinaria. La radicalità ha lasciato spazio a un' attitudine e una capacità conciliatrici che tutti, compagni del FA e avversari politici, gli riconoscono. Nel suo primo discorso da presidente ha detto: «Abbiamo appena eletto un governo che non è padrone della verità e che ha bisogno di tutti. Se in alcuni casi il mio temperamento da combattente mi ha fatto dire cose sgradite chiedo perdono per le offese perchè da domani cammineremo insieme». Pepe è un uomo del popolo, con un linguaggio diretto che gli ha procurato più di un problema ma che la gente più umile sente come proprio, un leader carismatico e alternativo nonostante i suoi 74 anni suonati. |
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